Articolo pubblicato su tio.ch – L’avvocato Paolo Bernasconi in posa con un’arma da guerra per denunciare «il supermercato svizzero delle armi». Assieme ad altri ex magistrati sostiene il Sì al tema in votazione il 19 maggio
Ufficiale di fanteria, fucile e pistola Bernasconi li aveva in casa. Ma è come procuratore pubblico che ha toccato con mano il lato oscuro del mercato delle armi: «Ne ho visti tanti di fucili simili, negli arsenali di mafiosi, riforniti in Svizzera e sequestrati nei Paesi vicini. Ecco perché ho votato sì, perché nemmeno un solo poliziotto o guardia di confine sia vittima di fucili da guerra venduti in negozi di casa nostra». Negli scorsi giorni assieme una nutrita schiera di ex magistrati ticinesi, in passato suoi colleghi di trincea, si era apertamente pronunciato a favore della “Trasposizione nel diritto svizzero di una modifica della direttiva UE sulle armi”. Il tema caldo in votazione il prossimo 19 maggio. «Siamo liberi perché abbiamo il coraggio di disarmare criminali che si servono nel supermercato svizzero delle armi» dice l’avvocato. Che, sia detto, per inciso, alla fine il kalashnikov l’ha lasciato nel negozio.
Articolo pubblicato su tio.ch 10.05.2019