Agli albori della seconda guerra mondiale, venne ideata una strategia di difesa del nostro territorio detta “Ridotto nazionale” – spiega Fernando Pedrolini, avvocato, in un articolo apparso su LaRegione lo scorso 16 ottobre. Nell’eventualità di un’invasione della Svizzera da parte delle truppe dell’Asse, l’esercito svizzero avrebbe dovuto ripiegarsi all’interno di un triangolo fortificato con Gottardo, Sankt Moritz e Sargans ai vertici. Per fortuna l’efficacia di tale sistema, che avrebbe tagliato fuori ampie frange periferiche, (fra cui il Ticino) non venne mai messa alla prova. Secondo Pedrolini, votare sì all’iniziativa per l’autodeterminazione sarebbe come riesumare il Ridotto nazionale. “Dovremmo difenderci dallo straniero di turno, arroccandoci entro i confini costituti dalle nostre leggi, con la costituzione destinata ad avere un rango superiore rispetto al diritto internazionale. Senonché ciò non appare attuabile già tenuto conto delle attuali contingenze. L’Europa – piaccia o no – comunque ci circonda e talvolta ci condiziona.” Votare sì vuole dire aver dimenticato la nostra storia e rinunciare alla nostra tradizione di apertura e solidarietà invidiata su scala internazionale.