L’intervista a John Noseda (pubblicata da ATTE)

L’intervista a John Noseda (pubblicata da ATTE)

Riproduciamo l’intervista a John Noseda apparsa sul numero di ottobre della Rivista Terza Età di ATTE sull’iniziativa per l’autodeterminazione.

Cosa mette in questione l’iniziativa e perché? In sostanza qual è il suo nocciolo?

Il Consiglio Federale aveva già respinto una proposta di Ueli Maurer di ritirare i giudici svizzeri dalla Corte di Strasburgo sui Diritti Umani. Ora l’iniziativa torna alla carica con lo stesso obiettivo. Cittadine e cittadini perderanno un diritto di ricorso. Inoltre, vengono messi in pericolo migliaia di Accordi internazionali già votati dal Parlamento svizzero, per difendere gli interessi di tutta la cittadinanza elvetica, nei trasporti, per la salute pubblica, per la sicurezza e tanti altri settori della nostra vita quotidiana. Infatti, l’iniziativa pretende che gli Accordi internazionali non vengano più rispettati se appena potessero eventualmente apparire in contrasto con il diritto interno. E chi lo deciderà? Non si sa! Si rinnega quindi il lavoro di decenni del Parlamento svizzero, che ha ratificato migliaia di accordi, alcuni confermati anche in votazione popolare, proprio per superare eventuali divergenze con norme interne.

Per vivere la Svizzera non può esimersi dall’interagire con le altre nazioni. Di quali aspetti occorre tenere conto quando saremo all’urna?

Si deve votare NO contro l’iniziativa, anche per evitare spese di centinaia di milioni di franchi a carico di contribuenti svizzeri. Infatti serviranno lunghe trattative per rinegoziare anche soltanto una minima parte degli Accordi internazionali, già ratificati dal Parlamento svizzero nei decenni passati. I paesi più piccoli possono difendersi dalle prepotenze dei paesi più grandi solamente mediante l’adesione alle Convenzioni e ai Trattati internazionali. Solamente in questo modo i paesi più grandi sono obbligati a rispettare anche i diritti dei paesi più piccoli. Bisogna votare NO per evitare che dittature come quella russa e quella turca possano parimenti abbandonare la Corte di Strasburgo con il pretesto che anche il popolo svizzero lo avrebbe fatto. Nessun Paese e nessuna Organizzazione internazionale vorrebbe più stringere accordi con la Svizzera, dal momento che l’iniziativa impone comunque di non più rispettare gli Accordi internazionali.

Il dibattito sul tema tocca spesso l’aspetto dei diritti umani, perché? I nostri diritti fondamentali sarebbero, come si dice, indeboliti?

Da decenni i giudici svizzeri fanno parte della Corte di Strasburgo per la protezione della Convenzione dei Diritti Umani (CEDU). Perché cambiare questo sistema che ha sempre funzionato? Perché obbligare i cittadini e cittadine del nostro paese a perdere il diritto di una verifica anche da parte della Corte di Strasburgo? Perché la cittadinanza svizzera dovrebbe perdere questo diritto di ricorso? Non si potrebbe più dire, di fronte a una sentenza sbagliata, “andremo a Strasburgo”. Il rispetto delle procedure giudiziarie, sia penali che civili e amministrative, la libertà di espressione, la libertà di culto, il diritto alla vita, la parità di trattamento, il diritto alla sua sfera personale segreta e tanti altri diritti rimarrebbero indeboliti. E chi pagherà saranno le persone più vulnerabili: malati, persone disabili, pensionati, disoccupati che più spesso devono ricorrere per fare valere i propri diritti. Perché? Cosa ci si guadagna? Nulla! Perderemo diritti e anche la faccia.

Cosa implicherebbe, a livello nazionale, un’eventuale luce verde all’iniziativa? In quanto minoranza linguistica e culturale, noi ticinesi dovremmo temere possibili conseguenze?

La Corte di Strasburgo ha spesso protetto anche cittadine e cittadini svizzeri. Ad esempio ha protetto Renate Moor, il cui marito morì nel 2015 per un cancro ai polmoni causa esposizione all’amianto. La signora si era vista negare il diritto di avere un processo. È stato solo grazie alla Corte di Strasburgo che Renate ha potuto ricevere il risarcimento finanziario che si meritava. Questo caso ha garantito a tutte le persone nella stessa situazione di ottenere un risarcimento, anche se la causa della malattia fosse dovuta ad eventi lontani nel tempo. Il ritiro della Svizzera dalla Convenzione di Strasburgo (nulla a che fare con l’Unione Europea!) indebolirebbe anche la protezione delle minoranze, garantita proprio da questa Convenzione di Strasburgo. I Ticinesi, minoranza linguistica e culturale, non potrebbero più far valere i loro diritti davanti alla Corte di Strasburgo, autorità giuridica superiore e indipendente, contro una decisione discriminatoria approvata da un’autorità nazionale.

C’è il rischio che la Svizzera diventi rifugio per persone sottoposte ad azioni giuridiche di altri Stati? Perché?

Bisogna votare NO contro l’iniziativa per non indebolire anche le Convenzioni sulla sicurezza, contro il terrorismo, per l’estradizione dei delinquenti e per la collaborazione internazionale fra Ministeri Pubblici e la Polizia svizzera, con i loro corrispondenti stranieri. Più nessun Paese vorrà stringere accordi con la Svizzera dopo che questa iniziativa pretende che non vengano più rispettati. Diventeremo il rifugio per tutti i delinquenti. Infatti, anche questi Accordi prevedono autorità sopranazionali per decidere le divergenze sull’esecuzione di queste Convenzioni. Esempio recente: la guerra di Trump contro i dazi doganali, danneggiando anche le imprese svizzere. Come ha reagito la Svizzera? Si rivolse ad un giudice superiore, anche se straniero, ossia alla giurisdizione prevista dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC). La Svizzera non potrà più difendersi davanti alle corti internazionali, soltanto perché l’iniziativa disprezza tutto l’edificio delle giurisdizioni internazionali.

Un’eventuale accettazione dell’iniziativa quali conseguenze comporterebbe sul piano economico-finanziario per la Svizzera? Il suo potere di negoziazione ne risentirebbe?

Perché gli investitori, le aziende e i clienti si rivolgono all’economia svizzera? Perché abbiamo la fama, più che giustificata, di rispettare gli Accordi internazionali e i diritti di ogni persona. Se dovesse passare questa iniziativa irresponsabile, il nostro potere di negoziazione scompare. Le aziende svizzere hanno esportato nel 2015 beni e servizi per un valore di 312 miliardi di franchi, ovvero quasi il 50% dell’intero PIL svizzero. Senza gli accordi internazionali, ratificati dalle Camere Federali, questi scambi commerciali si complicherebbero. Anche in Ticino, il mercato delle esportazioni è essenziale per molte imprese e industrie che garantiscono lavoro. Le imprese svizzere all’estero sono rispettate perché rispettiamo il diritto economico internazionale: il riconoscimento reciproco dei prodotti, tariffe e dazi doganali e le procedure di composizione delle controversie sono solo alcuni esempi dell’importanza del diritto internazionale per l’economia.

A livello internazionale quali scenari si aprirebbero con l’approvazione dell’iniziativa? Come si posizionerà la Svizzera? La sua reputazione – anche in termini di contributi allo sviluppo del diritto internazionale – potrebbe essere toccata?

Votare NO contro questa iniziativa sfasciatutto evita un disastro per la diplomazia svizzera, che è sempre stata rispettatissima all’estero. Ora questa iniziativa distrugge il lavoro delle generazioni dei nostri padri. Infatti, moltissimi Trattati in vigore sarebbero a rischio e tutte le negoziazioni in corso o future potrebbero cadere. A rimetterci saremmo noi come cittadini e l’intera nazione su scala internazionale. La Svizzera ha sempre saputo ben destreggiarsi nelle relazioni internazionali. Come Paese neutrale ospitiamo il più grande numero di organizzazioni internazionali di ogni altro Paese al mondo. Siamo campioni nella diplomazia internazionale e abbiamo una reputazione che permette al nostro piccolo Paese di avere una voce da sempre molto ascoltata nel mondo. Approvare questa iniziativa irresponsabile significa sbeffeggiare il diritto internazionale. Non saremmo più considerati un partner stabile e affidabile. Chi si fiderebbe ancora di un Paese che prevede nella Costituzione di violare gli Accordi ?

Quali sono le ragioni principali per cui bisogna votare sì o no?

La Svizzera è un paese sovrano e deve rimanerlo. Come paese sovrano, il Parlamento svizzero – i nostri rappresentanti eletti dal popolo – da sempre decide di ratificare o meno un Accordo internazionale. Non c’è nessun motivo per cambiare questo sistema che ha sempre funzionato per decenni. Votare NO significa mantenere tutti i vantaggi che la nostra diplomazia è riuscita ad ottenere nel corso di decenni. Votare NO non avvicina di un millimetro la Svizzera all’Unione Europea. I sostenitori dell’iniziativa continuano a confondere fra l’Unione Europea da una parte e il Consiglio d’Europa e le altre organizzazioni internazionali dall’altra parte. Cittadine e cittadini non devono cadere in questa trappola. Questa votazione non ha nessuna relazione con i rapporti fra la Svizzera e l’Unione Europea. Gli accordi bilaterali e l’Accordo-quadro non saranno minimamente influenzati dalla votazione popolare su questa iniziativa sfasciatutto. I giudici svizzeri devono poter continuare a rimanere nella Corte di Strasburgo.