È un diavolo, l’Unione europea? Il popolo svizzero, da sovrano, deciderà. Ha già votato l’Accordo di Schengen, approvandolo. Voterà sugli Accordi bilaterali. E voterà sull’Accordo quadro. Lo prevede la Costituzione svizzera. L’iniziativa per la «autodeterminazione» è inutile. È un diavolo, il Programma ONU sulla migrazione? Il Consiglio federale, che non è eletto dai «giudici stranieri», deciderà se firmarlo o meno. E se lo firmasse? Niente paura: non è vincolante. Norman Gobbi, in campagna per l’iniziativa UDC, nasconde ai lettori del Corriere il paragrafo 7 delle premesse: il Programma non è vincolante, nemmeno è previsto di farlo ratificare dagli Stati membri dell’ONU. Non diventerà mai diritto internazionale. E se una sola norma del Programma volesse diventare vincolante, per la Svizzera lo sarà soltanto se approvata dalle Camere federali e, per referendum, dal popolo svizzero. Capito: agitate il diavolo soltanto per metterci paura. Il diritto internazionale è il diavolo? Impossibile. Il popolo svizzero ha messo nella Costituzione federale che «La Confederazione e i Cantoni rispettano il diritto internazionale» (art.5 cpv.4). Il Parlamento svizzero, su proposta del Consiglio federale, compreso il nostro Giuseppe Motta, ha ratificato oltre 5.500 accordi internazionali, parecchi poi approvati anche dal popolo svizzero in votazione popolare. Perché ci servivano, e ci servono: per le nostre esportazioni, quindi per i nostri posti di lavoro, ma anche per regolamentare il commercio dei medicinali, il traffico dei pagamenti bancari, per proteggere fanciulli, ammalati, anziani e persone disabili, per arrestare i terroristi e i rapinatori. Il diritto internazionale è il nostro angelo custode, di tutte e tutti noi e della Svizzera. Cosa ci propone l’UDC per il prossimo 25 novembre? Prima il diritto nazionale e poi quello internazionale. Proprio il contrario della Convenzione di Vienna sui trattati: art.27, quello che i promotori UDC ci nascondono sempre. Anche le Camere federali hanno approvato questa Convenzione, fondamentale nei rapporti fra gli Stati. Approvando l’iniziativa «autodeterminazione» rovesciamo tutto. E allora, ci diranno gli altri Stati, si rinegozia tutto. Anche i 5.500 accordi angeli custodi? E intanto come faremo senza? Chi ci aiuta, in questo mondo di governanti sempre più bulli? La Corte internazionale di giustizia dell’Aja, cui la Svizzera appartiene da sempre? No, perché sono «giudici stranieri». Ma sono proprio tutti diavoli, tutt’ad un tratto, questi «giudici stranieri»?
Anche i giudici svizzeri che appartengono alla Corte di Strasburgo per i diritti dell’uomo? Quelli che hanno invitato qualche tribunale svizzero (ma solamente nell’1,6% dei casi) a rispettare i diritti di una vedova, di una madre privata del figlio, di un giornalista, di un invalido. «Giudici stranieri» anche quelli dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) alla quale hanno appena chiesto protezione imprese svizzere danneggiate dalla guerra sui dazi di Trump? Diavolo è il caos: autorità svizzere intasate di ricorsi per sapere se una norma internazionale è conforme alla Costituzione. Quale autorità? Non lo sappiamo, l’iniziativa ha dimenticato di prevederlo. Diavolo è il bullismo che soppianta la diplomazia. Giocando ai bulli con i «giudici stranieri» e con il diritto internazionale, dovremo subire rappresaglie e ritorsioni. Chi ci salverà? Blocher e quelli che ci nascondono i pericoli dell’iniziativa in votazione il 25 novembre? Niente paura: basterà votare no.
Paolo Bernasconi, avvocato
Opinione apparsa sul Corriere del Ticino, 6 novembre 2018