Battersi per poter ricorrere a Strasburgo

Battersi per poter ricorrere a Strasburgo

Negli anni 70 nel Canton Ticino ci fu un paese, Balerna, che come il villaggio di Asterix si batté e vinse contro i potenti. La popolazione di Balerna lottò infatti contro la costruzione di una fabbrica di amianto da parte della Boxer Asbestos SA. Che l’amianto fosse cancerogeno lo aveva decretato nel 1973 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Malgrado ciò il Cantone diede nel 1976 il permesso di costruire la fabbrica! Ma un movimento di resistenza, guidato da Antonio Soldini (vicesindaco di Balerna e granconsigliere della sinistra), Rolando Raggenbas (studente) e Mario Raggenbass (fisico), portò alla raccolta di 5.000 firme e all’occupazione del capannone della ditta. Nel 1985 la multinazionale dovette rinunciare alla costruzione della fabbrica e il Ticino scampò al pericolo. In Svizzera la proibizione totale dell’amianto avvenne solamente nel 1994 (nel 1989 per quanto riguarda l’uso di amianto nell’edilizia): siamo stati uno degli ultimi Paesi europei a farlo. A fine 2013 nella Confederazione i morti per amianto furono 1.844 e i malati erano 3.902. Oggigiorno in Svizzera muoiono ancora 80 persone all’anno per l’amianto e se ne ammalano ancora 20-30. Ci sono tanti lavoratori di fabbriche di amianto che sono morti, come il marito di Renate Moor. Hans, nel 2005, in punto di morte, si fece promettere da Renate di continuare la sua battaglia per ottenere giustizia. Nel 2013, otto anni dopo la morte di Hans, non è stata l’UDC e nemmeno sono stati il legislatore e i tribunali nazionali a dare ragione a Renate: è stata la Corte europea di Strasburgo che le ha dato infine ragione! La sentenza della Corte di Strasburgo, che tutela i diritti dell’uomo in Europa, ha aperto il diritto di essere risarcite a tante vittime dell’amianto. «Mi sono battuta per una compensazione dei danni, non per soldi» – ha dichiarato Renate Moor – «Si trattava di difendere un principio. Non solamente i semplici cittadini, ma anche i potenti devono pagare per le loro colpe. Grazie al giudizio della Corte di Strasburgo ora ci sono procedure eque per le vittime dell’amianto. Senza questo giudizio le chances delle vittime dell’amianto sarebbero state piccolissime o addirittura nulle di fronte ai potenti».

Pensiamoci il 25 novembre, quando voteremo sull’iniziativa UDC denominata «Il diritto svizzero anziché giudici stranieri (Iniziativa per l’autodeterminazione)». Non facciamoci scippare dall’UDC il diritto di fare ricorso fino a Strasburgo per difendere la nostra famiglia e il nostro Paese contro i potenti!

Raoul Ghisletta, deputato del PS in Gran Consiglio e sindacalista VPOD Ticino

Opinione apparsa sul Corriere del Ticino, 7 novembre 2018