Al Comitato cantonale del 7 novembre a Sant’Antonino i delegati PPD hanno respinto con circa due terzi dei voti l’iniziativa in votazione il 25 novembre. L’iniziativa è un lupo travestito da pecora, secondo il partito. A prima vista, il testo in votazione può sembrare promettente: chi non vorrebbe che la Costituzione federale sia posta al di sopra di tutto? Tuttavia, non appena se ne analizzano i contenuti più in profondità, è evidente che le conseguenze di un sì all’iniziativa sarebbero disastrose.
La Svizzera, piccola nazione con un alto tasso di esportazioni di beni e servizi (un franco su due viene guadagnato grazie agli scambi con l’estero), fa affidamento sul rispetto di circa 600 accordi economici internazionali. L’iniziativa chiede che gli accordi in contraddizione con la Costituzione federale vengano rinegoziati o denunciati. Una situazione di questo tipo avrebbe gravi ripercussioni per l’economia e la popolazione elvetica. Fra le centinaia di accordi a rischio vi sono quelli sulla protezione degli investimenti, sulla doppia imposizione, sul trasporto aereo, stradale e ferroviario, sulla protezione della proprietà intellettuale e molti altri.
Da tradizione, quando la Confederazione dà la sua parola, la mantiene: questo è un valore tipicamente svizzero al quale non possiamo rinunciare. Con questa iniziativa, la reputazione della Svizzera come partner contrattuale affidabile verrebbe compromessa e perderemmo credibilità con i paesi che vogliono fare affari con noi. La certezza del diritto, caratteristica fondamentale per concludere accordi commerciali con l’estero, verrebbe messa a repentaglio. Per questi motivi, il Partito Popolare Democrativo raccomanda di votare NO all’iniziativa per l’autodeterminazione il 25 novembre.