Sono molti di questi tempi i contributi nei media che enfatizzano l’importanza della prossima votazione federale sull’iniziativa detta per l’autodeterminazione. Ne sono un po’ stupito, ma capisco. È sempre così: è una battaglia politica come molte altre già vissute, nelle quali si investono toni forti ed emotivi per cercare di spingere a un voto di parte. Si ingigantisce l’importanza del tema, quasi dal suo esito dovesse dipendere il futuro del Paese, con modifiche sostanziali dei comportamenti dei tribunali. Ma così non è: l’iniziativa propone assai più apparenza che sostanza. Anche chi si oppone all’iniziativa usa espressioni vigorose e trasmette preoccupazioni per la possibile disdetta svizzera della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, alla quale l’accoglimento dell’iniziativa dovrebbe portare. Un po’ anche esagerando nei toni, poiché la ratifica svizzera della Convenzione europea negli anni ’70 è stata soprattutto un atto di solidarietà internazionale, uno sforzo di promozione di quelli che sono sempre stati i nostri diritti di cittadini svizzeri anche in Paesi che erano e in parte sono tuttora meno liberali, meno rispettosi dei diritti individuali e meno rispettosi delle minoranze di quanto lo siamo noi. I diritti garantiti dalla Convenzione, in fondo, li abbiamo quasi tutti garantiti dalla nostra Costituzione: i due atti fondamentali della nostra struttura giuridica, nei contenuti, in gran parte si coprono. Recentemente importanti esponenti UDC hanno dichiarato, con altrettanto vigore di quello con cui propugnano il sì, che non è intenzione degli iniziativisti spingere la Svizzera a revocare la sua adesione a quella Convenzione. Ma questa affermazione non ha senso, anche se è vero che l’iniziativa non lo chiede esplicitamente. Se la Convenzione restasse in vigore, i suoi effetti sull’operato dei tribunali rimarrebbero gli stessi di oggi, per cui sarebbe stato inutile lanciare l’iniziativa, che però è stata lanciata. Se la Costituzione svizzera deve prevalere su tutti gli accordi e le convenzioni internazionali, come essa vuole, quelle di carattere fondamentale come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo dovrebbero per forza cessare di influenzare i nostri tribunali. Se no si realizzerebbe una contraddizione di fondo: da una parte i tribunali svizzeri dovrebbero ignorare i contenuti della Convenzione, se fossero in contrasto con la nostra Costituzione, ma dall’altra ogni cittadino svizzero potrebbe ricorrere alla Corte di Strasburgo, che evidentemente applicherebbe le norme della Convenzione e non quelle eventualmente in contraddizione della nostra Costituzione. Quindi gli esponenti UDC non raccontino sciocchezze: vogliono soprattutto liberare il diritto svizzero dai vincoli di quella Convenzione: non possono dirci che resterà in vigore! Oppure sì? L’iniziativa è solo parte di un gioco politico che vuole portarla al successo per poi lasciare tutto come sta?
Fulvio Pelli, già consigliere nazionale
Commento apparso sul Corriere del Ticino, 13 novembre 2018