Autodeterminazione che spegne il futuro

Autodeterminazione che spegne il futuro

L’iniziativa per l’autodeterminazione lanciata dall’UDC è un’azione politica pericolosa. In sostanza i democentristi chiedono che, se un articolo della costituzione fosse in contrasto con un punto di un trattato internazionale, il Consiglio federale avrebbe un anno di tempo per rinegoziare il tutto. Se i negoziati fallissero, la Svizzera dovrebbe allora disdire l’eventuale accordo. I dubbi sono molti al riguardo, ad esempio il testo non fa luce fra i livelli di diritto, ma tramite palesi contraddizioni garantisce solamente una cosa: incertezza. L’iniziativa danneggerebbe dunque la Confederazione sotto molti punti di vista e non garantirebbe più margini di manovra in ambito politico ed economico. Una maggiore autodeterminazione nazionale non è affatto garantita, come vorrebbe far credere ai cittadini l’UDC, ma introdurrebbe rigidi vincoli che di fatto porterebbero all’inevitabile isolamento della Svizzera. Una situazione quest’ultima che avrà ripercussioni negative: gli affari diminuirebbero e le condizioni quadro per poter operare con il mercato internazionale saranno minori. Un mercato estero che, fino ad oggi, ci ha resi ricchi e concorrenziali con il resto del mondo. Personalmente non voglio vivere in una nazione isolata e non voglio vivere sapendo che non avrò nessuna possibilità di contatto accademico o professionale con il mondo che mi circonda. Voglio vivere in una Svizzera aperta al mondo e che crea per i suoi cittadini i presupposti per poter stare bene, sia all’interno sia all’esterno dei suoi confini. Voglio vedere una Svizzera che diventa sempre più prospera e questo è possibile solamente grazie ad accordi che la Confederazione ha sottoscritto e, spero, che sottoscriverà anche in futuro. La cooperazione con altri Stati non è di certo una minaccia alla nostra sovranità, ma un modo per migliorare il nostro stile di vita. Non dobbiamo aver paura dell’Europa e del mondo, dobbiamo essere aperti al dialogo e cogliere le opportunità che ci vengono sottoposte dai vari partner internazionali.

Daniele Mazidi, presidente dei Giovani liberali radicali ticinesi e membro dell’Ufficio presidenziale della sezione di Lugano

Articolo apparso su Ticinonews, 9 novembre 2018