L’opuscolo informativo distribuito alla popolazione sulla legge sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo (MPT) è fuorviante. Per questo motivo, la votazione del 13 giugno deve essere annullata. Questa la richiesta avanzata in un ricorso presentato al Consiglio di Stato ticinese da parte di un gruppo di ex magistrati, capitanati dall’avvocato Paolo Bernasconi. A essere sotto accusa è in particolare il messaggio contenuto negli opuscoli ufficiali e ripreso da numerose testate giornalistiche, secondo il quale le polizie, in ambito terroristico, possono intervenire unicamente in caso di effettivo compimento di un atto criminoso.
“È un’eresia finalizzata a ingannare l’elettorato”, esordisce Paolo Bernasconi, contattato da Ticinonews. “Questo è gravissimo: quando Gobbi e Keller Sutter affermano che la Polizia federale e la Polizia cantonale non possono agire se un atto terroristico non è effettivamente avvenuto, o non sanno cosa fanno le polizie di cui sono responsabili, oppure mentono”. Già oggi infatti, secondo Bernasconi, polizie e magistrati possono intervenire laddove qualcuno abbia anche soltanto tentato di compiere un reato: “è il principio dell’obbligo dell’azione penale, presente in tutte le leggi cantonali di polizia”. Di fronte alla diffusione di informazioni fuorvianti, per i ricorrenti è la fiducia nelle autorità che va a cadere: “quando i sostenitori della legge MPT affermano che faranno un uso proporzionale e rispettoso dei diritti individuali con le nuove misure di polizia – commenta Bernasconi – chiedono alla popolazione fiducia, basando tuttavia la loro strategia su un argomento falso”.
E in effetti per l’avvocato luganese sono i servizi segreti, fra i maggiori beneficiari delle nuove misure previste dalla legge MPT, a non essere particolarmente degni di fiducia: “con questa legge, dopo legislativo, esecutivo e giudiziario, si andrebbe a creare in Svizzera un quarto potere: i servizi segreti. Questi potrebbero agire senza nemmeno un sospetto valido. Ad oggi, sono già numerosi i quadri dei servizi di informazione svizzeri che sono stati licenziati o perseguiti per avere messo in piedi delle organizzazioni di controllo parallele. Con la revisione al voto il 13 giugno, rischiamo di andare a consolidare questa pericolosa tendenza, mandando all’aria tutto il nostro sistema costituzionale”.
A comporre il pool di ex procuratori pubblici rappresentati da Paolo Bernasconi ci sono Bruno Balestra, Mario Branda, Luca Maghetti, Luigi Mattei, Marco Mona, John Noseda, Pietro Simona ed Emanuele Stauffer. Ricorsi analoghi sono però stati presentati anche nei cantoni di Zurigo, Lucerna e Obvaldo. “Siamo pronti ad arrivare al Tribunale federale per ottenere l’annullamento di questa votazione”, dichiara Bernasconi. A suo dire, le possibilità di successo del ricorso sono importanti: “Ben sessanta professori di diritto di tutta la Svizzera si sono pronunciati contro questa legge. Ha mai sentito un’opposizione giuridica così importante nei confronti di una legge posta all’esame del popolo?”
Articolo pubblicato su ticinonews.ch